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La classe universitaria accoglie le giovani ragazze con il desiderio di diventare grandi ostetriche, portano la stanchezza della mattinata del reparto, dove hanno incontrato donne partorienti, donne neomamme, donne tristi. Sono tutte presenti e un futuro ostetrico è in mezzo a loro.

La loro giovinezza in mezzo ad un servizio sanitario vecchio e stantio, come possono riuscire a visionare il loro futuro professionale?  Il dispositivo dello psicodramma potrebbe essere un aiuto nella ricerca del loro desiderio professionale.

Così dopo le lezioni frontali su Winnicott, con madre “sufficientemente buona” holding, la creatività nel gioco del bambino.

Mettiamo in scena.

 Partendo da alcune informazioni di come funziona lo psicodramma, la terapeuta -professoressa cerca di armonizzare queste due posizioni, le studentesse riescono a cogliere ed entrare ,così, nel dispositivo.  Si gioca.

Ecco mettiamo in scena ……o meglio il gioco psicodrammatico inizia

L’ostetrico giovane in sala ginecologica che si trova nel meglio di un parto.

La giovane ostetrica che viene apostrofata dalla ostetrica in burnout.

La relazione professionale in reparto tra ginecologo e ostetrica

 È nel gioco della visita consultoriale che le giovani ostetriche esprimono il loro desiderio professionale di accoglienza, e di ascolto della donna la quale si reca in consultorio per una visita di ostetricia, facendo le più svariate richieste , allattamento, sintomi di ogni genere su apparato genitale.

 

   Terminata la lezione, le giovani ostetriche si sono volute soffermare e d esprimere alcune considerazioni sullo psicodramma, sottolineando il momento in cui hanno sperimentato il cambiamento di ruolo.  Mi chiedo cosa avrà catturato questo momento negli studenti/e.?

CAMBIO DI RUOLO: l’animatore può invitare a prendere il posto di uno degli ego ausiliari coinvolti nella scena. Cambiare ruolo significa pertanto imparare a fare i conti con l’illusione puerile che esista da qualche parte una posizione di potere assoluta della quale siamo stati defraudati per colpa dei personaggi della costellazione edipica. Il cambio avviene, per vedere sé stesso da una altro punto di vista, cambiare prospettiva produce un’altra posizione soggettiva. (Glossario dello psicodramma analitico freudiano).

Ritengo comunque che il cambio di ruolo restituisca nel giovane studente una possibilità di prendere per un momento la posizione dell’altro, una opportunità di potersi immedesimare e staccarsi per un momento da una sua stretta corazza di: paure, di troppi social, di troppi messaggi subliminali, di troppo cibo; appunto un “troppo” che li fa avvolgere su se stessi, e magari immaginarsi nel posto dell’altro potrebbe esserci una altro ascolto di se stessi e dell’altro. E aggiungerei che per questa opportunità, lo psicodramma andrebbe sempre di più proposto in contesti in cui i giovani transitano, o in luoghi a loro famigliari.

Le frasi degli studenti che hanno circolato sono state “entrare nel ruolo della donna lasciata sola nel lettino ginecologico è stato emozionante e triste “ho capito la vergogna”.

“Mi è molto piaciuto fare l’ostetrica che accoglie la donna in consultorio, in reparto, e comprendere i tempi in cui le donne si recano in questo posto per una richiesta di cura, tempi di attesa, di tensione, di paura……

“Io non voglio fare lo psicodramma non voglio entrare in nessun posto il corpo è rimasto immobile della giovane studentessa”.

Il giovane ostetrico dice:” il cambio di ruolo è stato forte per due motivi uno mi ha fatto capire la posizione di una paziente che arriva in consultorio, ma l’altra è stata scioccante mettermi nella posizione di una donna e cercare di pensarmi per un momento donna”.

Vediamo alcuni significanti che hanno attraversato i giochi psicodrammatici, sottolineando che il contesto universitario è stato da sfondo per potere avere un PRE- TESTO per sollecitare ed esprimere pensieri e idee a giovani che si apprestano ad entrare in quella professionalità della relazione di cura , non si è entrati dentro al mondo edipico o terapeutico degli studenti , anche se ci  sono stati alcuni segni che  hanno fatto capolino , ma sicuramente ci sono stati significanti che hanno portato discussione e scambio di pensieri tra studenti con lo sguardo “rassicurante “di un adulto -professore .terapeuta.

Vergogna, un concetto che per la ventenne ostetrica la riguarda come “sentimento più o meno profondo di turbamento e di disagio suscitato dalla coscienza o dal timore della riprovazione e della condanna di altri per una azione che possa essere oggetto di giudizio sfavorevole. Il contesto istituzionale può portare facilmente a questo sentimento, di giudizio che può essere a diversi livelli sia quello di un dirigente, probabilmente, anche tra le future colleghe ostetriche.

Accoglienza, caratteristica del genere femminile? donna? ritorna in questa occasione quel” ovvio” cioè  che il lavoro (ostetrica ) visto anche il numero di iscritti donne,  risulti più adeguato in quanto la donna porta in se il senso di “accogliere”  il cosi chiamato” senso materno. Pregiudizi, questioni antiche stereotipi di genere del femminile in cui aprono a diverse questioni e riflessioni. Ad esempio come in ognuna di queste studentesse li possa vivere?  e apre una questione: quanto e in quale modo grava e condizionerà sulle giovane ostetriche tali pregiudizi, stereotipi, ecc.  e nel loro desiderio di future professionalmente brave ostetriche?

Corpo. il corpo nello psicodramma freudiano è nello sguardo e nell’ascolto dell’altro. Alcune studentesse hanno evitato lo sguardo, forse troppo invadente per loro. Ma non potranno evitare   quando si troveranno nel loro lavoro di fronte ad un corpo di donne, malato, un corpo di donna che porterà in sé una nuova vita. Il corpo delle donne, tanto studiato, osservato, un corpo generativo, un corpo accogliente quanto respingente. Un corpo che cattura diversi sguardi, ma il titolo di un libro della F. Doltò a mio avviso raccoglie, anche, il suo “mistero”,  “Il corpo come teatro del desiderio”

Madre un significante che raccoglie, realtà ed evocazioni negli studenti/e.

 Quale posizione della donna …madre.? A partire dalle parole delle giovani ostetriche/ madre, mamma, puerpera, neomamma, si sono imbastiti alcuni pensieri, aggiungendo alcune condizioni di madri che arrivano in consultorio da me, psicologa, per la crisi della loro posizione materna. Dalla sala parto al consultorio famigliare      sempre più neo-madri arrivano in questo luogo portando   un senso di inadeguatezza di fronte a questa nuova relazione madre-bambino/a.   Le donne che arrivano in consultorio sono già nella posizione di portare un loro sintomo e quindi di interrogarlo. Raccontano la loro contemporaneità sociale   in cui si confrontano, si scontrano tra giovani madri.  Dalla loro narrazione, affiorano figure di madri… .a cui. si pone la questione: che cosa è un figlio /a, oggi, per una madre?

ALLATTAMENTO. allattamento al seno, allattamento artificiale, tecnicismo puro, le giovani allieve sciorinano tutto ciò che può essere utile, funzionale a questo nutrimento. Difficoltoso portare le allieve su un simbolico di questa relazione madre-bambino, di questo nutrimento di emozioni, di affetto, di fantasmi. di piacere, di paure. Il cinema, le immagini, le scene, portano, toccano altri piani emotivi, decido di proiettare in classe.

 Il film “La storia del cammello   che piange” (film del 2003, ambientato nel deserto di Gobi del sud, in cui una cammella rifiuta di allattare il suo cucciolo, nato albino, nonostante gli sforzi dei pastori e di tutta la comunità. Solo il suono arcano del violino e i canti melodici di una delle donne, arrivano al cuore della madre del piccolo cammello e piangendo la cammella inizierà ad allattare) dopo la proiezione, in classe è sceso un silenzio e si è iniziato uno scambio di vedute   mettendo insieme tecnicismo dell’allattamento e ripensando alle immagini e al non detto del film il simbolico ha fatto capolino tra le allieve/i

Quello che ha accompagnato il gruppo delle giovani ostetriche e del giovane ostetrico è il loro desiderio di mettersi nel gioco dello psicodramma con curiosità, e non solo,  la loro narrazione, li portava a lanciarsi nei giochi e nelle discussioni ,quasi a volere esercitare subito la loro professione , slancio del “questo lo faccio”  ma altresì  un desiderio di guardare in un futuro prossimo. Futuro che sarà attraversato da una realtà di vita personale e professionale piena di complessità e poca linearità in cui il loro Desiderio sarà  a volte offuscato. Questo mi riporta ad una frase di Lacan quando scrive  “Per Freud la ripetizione è una manifestazione della pulsione di morte(…)nello psicodramma diventa una rappresentazione del passato ma anche un impulso all’avvenire. S’Inserisce un elemento dinamico verso il tempo futuro”. (A AVV.J LACAN E la critica contemporanea. Angeli).

Per quanto mi riguarda avere lavorato con lo psicodramma analitico freudiano   costruendo un gruppo di giovani ostetriche mi ha fatto sempre di più valutare e appassionare al  dispositivo dello psicodramma non solo in un gruppo terapeutico ma  bensì in un contesto di aula istituzionale, come  quella universitaria/ ASL , con in le sue regole e limiti.  In questo scritto ho cercato di riportare una narrazione del lavoro svolto, l’ impegno  è andato nella direzione  di sollecitare  pensieri , atteggiamenti, pregiudizi ,ecc, in cui il soggetto è spesso  ingabbiato. E come scriveva Gennie Lemoine il gioco psicodrammatico costituisce, uno strumento ideale per rompere i gusci sempre nuovi in cui ciascuno si chiude.

  Viterbo  28 settembre 2022

Dott.ssa Ivonne Banco

Dirigente Psicologa Asl viterbo

Didatta SIPsa Centro didattico Apeiron     

 Docente Sapienza Università di Roma-Asl VT Corso di Ostetricia