Gli studenti navigano
Un'esperienza dell'équipe psicopedagogica di Apeiron
Nessuno sa davvero cosa stia accadendo alle ragazze e ragazzi privati, in un momento così delicato della loro vita, di tante prime volte fondamentali come la prima uscita da soli con gli amici o con chi si ama, gli spazi da frequentare lontano da occhi adulti, il tempo da trascorrere fuori casa con i suoi imprevisti e le sue sorprese.
Segnali sempre più preoccupanti parlano di tanti adolescenti che non vogliono più uscire di casa, che si trascinano tra il letto e gli schermi grandi e piccoli che li circondano. I più “fortunati” hanno almeno una stanza in cui rintanarsi nella loro solitudine ma tanti altri si trovano a condividere spazi angusti con i loro familiari.
Aumentano esponenzialmente depressioni, stati d’ansia, episodi di autolesionismo. Troppi sembrano volersi rintanare e annullare in un limbo dove il corpo è sottratto, negato. Il corpo come esperienza, comunicazione diretta e fonte di desiderio negli anni in cui esplodono le attrazioni reciproche.
(…) È questo il paesaggio in cui si trovano a vivere oggi ragazze e ragazzi?
Per sostare attorno a queste domande con cautela e attenzione viene presentata e documentata una ricerca di grande interesse perché sghemba e laterale rispetto al funzionamento abituale della scuola. Una ricerca che non tende a strutturare e solidificare conoscenze arrivando a conclusioni certe, ma mostra piuttosto come si possano agitare le acque inquiete dell’inconscio, per fare emergere immagini e liberare associazioni capaci di dare respiro al pensiero e riflettere insieme, in un’attività corale volutamente aperta e inconclusa.
L’inciampo che provoca tutto ciò è relativamente semplice. Si propone a ragazze e ragazzi di comporre acrostici, che costringono “a usare poche parole, pensate con fatica per ‘infilarle’ nelle lettere iniziali”.
(…) Sono circolate emozioni sia in presenza che a distanza e così, “nelle pieghe degli acrostici possiamo ritrovare i prodromi di ciò che stiamo vivendo: parole come anonimato, segretezza, giocare, instagram, internet, amicizia, ozio assoluto, navigare senza limiti…”.
(…) Intorno a questi acrostici detti, ritmati e a volte persino cantati si intuisce un desiderio di riscatto dalle privazioni connesse a troppe relazioni a distanza, che hanno schermato le comunicazioni reciproche. Ed è come se, una volta tornati in presenza, si sia voluta esplorare la potenza espressiva ed emotiva di sonorità e modulazioni di parole suonate in coro.
Scritti di
Marisa Andalò, Donatella Barazzetti, Serena Bartoli, Natalia Bricca, Mariella Colosimo, Paola Cecchetti, Lucia Presciuttini, Marina Romano, Lucia Salvemini
(dalla Prefazione di Franco Lorenzoni)